Da un paio di giorni mi aggiravo nel tratto che circonda la spiaggia stando ben attenta a non farmi vedere. Il mare ultimamente è diventato un posto pericoloso per noi tartarughe. So di alcune mie amiche che hanno ingoiato per errore, sacchetti di plastica o ami, e di altre che sono state pescate dalle reti dei pescatori. Fortunatamente gli uomini cominciano ad accorgersi dei propri errori ed hanno istituito dei centri in cui ci curano per poi rilasciarci in mare.
Ho aspettato che la spiaggia si svuotasse completamente, lentamente mi sono avvicinata ed ho controllato che tutto fosse come doveva essere.
Si, era perfetto, non c’era nessuno nella spiaggia in cui sono nata. Nel buio ho cercato un posto sicuro per preparare la mia prima culla di quest’anno. Ho scelto la sabbia più fine e calda, cosi come a suo tempo fece la mia mamma e ho cominciato a scavare, ritmicamente, con le mie zampette posteriori.
A questo punto serve concentrazione, viene il momento più difficile e faticoso.
Ho chiuso gli occhi e respirato forte, cosi come la natura mi ha insegnato.
Poi, pian piano, non senza sforzo, ho cominciato a rilasciare le mie uova.
1, 2, 3…E intanto pensavo; secondo i miei calcoli i piccoli nasceranno tra 60 giorni, quando con il loro dentino (che subito dopo perderanno) romperanno l’uovo e vivacemente affioreranno tra la sabbia, verso la luce. …45, 46, 47…
…85, 86, 87.
(le uova)
Poi ho battuto con le zampe un po’ la sabbia per nascondere il nido dai predatori e dai malintenzionati: una mamma ha il dovere di proteggere i propri piccoli.
Non tutte ce la faranno. Ma io spero di rincontrarle…. Sono le mie tartarughine.
Caterina, la tartaruga marina